DETTAGLI DIMENTICATI?

TARTUFO

Nero dei Berici... ne abbiamo !!!!

Alla Locanda Veneta lo si può trovare tutto l'anno, e lo usiamo per fare:
Il risotto con il riso Carnaroli di Grumolo delle abbadesse e Asiago Nero DOP
Per condire  le tagliatelle e i gnocchi di patata di Montefaldo DE.CO. di Fimon
E come ingrediente eccellente dell'uovo croccante, immerso nella fonduta di Asiago Nero DOP
e in molti altri piatti
Il tartufo ha una storia molto antica. I greci lo chiamavano Hydnon (da cui deriva il termine “idnologia” la scienza che si occupa dei tartufi ), mentre in latino era il tuber, dal verbo tumere (gonfi are). Plinio il Vecchio nel libro della “‘Hystoria Naturale” parlava del tartufo che “sta fra quelle cose che nascono ma non si possono seminare”, mentre Plutarco affermava che il “tubero” nasceva dall’azione combinata dell’acqua, del calore e dei fulmini. Nell’Europa del passato, il tartufo era anche chiamato “aglio del ricco” per il suo leggero sentore agliaceo. Anche nel Veneto ci sono delle zone in cui questo tubero cresce spontaneo, una di queste si trova sui Colli Berici e nella zona orientale dei Monti Lessini. Qui, da secoli, questo prodotto è ricercato e apprezzato e rientra in numerose ricette tradizionali come quella dei principi Giovanelli di Lonigo (Vi) del 1890 che propone il piatto “Tartufo alla Berica”.
Il tartufo nero comune (scorsòn, tartùfole) matura da maggio all'autunno, ma alcuni esemplari sono reperibili anche in inverno e in primavera, cosicché i buongustai possono disporre di questi tartufi freschi praticamente durante l'arco dell'intero anno. Questo tuber aestivum emana un delicato profumo che, pur non raggiungendo l'intensità di quello "invernale", risulta abbastanza gradevole, per cui va collocato, nella scala del valore gastronomico delle varie specie, al terzo posto, subito dopo i due più nobili, e cioè il tartufo nero di Norcia o di Spoleto (tuber melanosporum) e il tartufo nero invernale (tuber brumale).

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